2. Storia della stereoscopia


Coppia di disegni di Jacopo
Chimenti da Empoli

Sir Charles
Wheatstone (1802-1875
in un ritratto del 1837.

L'idea di stereoscopia è molto antica. Gia Euclide nel 200 a.c. (circa) comprese i principi della visione tridimensionale: ciascuno dei nostri occhi percepisce un'immagine leggermente differente dall'altro ed è la combinazione delle due immagini a fornirci la percezione della terza dimensione. Leggenda vuole che Euclide si accorse della differenza di percezione tra i due occhi osservando il proprio dito indice alternando l’occlusione dei due occhi (leggenda verosimile, in quanto chiunque nell’infanzia scopre questa differenza con questo piccolo gioco).
Nel 1584 Leonardo da Vinci studiò la percezione della profondità (anche se il suo scopo era maggiormente legato a teorizzare i principi del disegno prospettico). Giovanni Battista della Porta (1538-1615) produsse il primo disegno artificiale tridimensionale e Jacopo Chimenti da Empoli (1554-1640) realizzò disegni affiancati che chiaramente dimostrano la comprensione della visione binoculare.
Il termine stereoscopia è però relativamente recente. Bisogna aspettare il XVII secolo per trovare nei testi letterari il termine, nel 1613 il gesuita Francois d’Aguillion (1567-1617) coniò infatti in un suo trattato il neologismo “stéréoscopique”.
Come accennato l’intuizione della stereoscopia ha origini antiche. Lo stesso però non accade per la sua teorizzazione.
È il 1883 quando Il Professor Sir Charles Wheatstone dimostra che, ponendo due disegni leggermente diversi l'uno accanto all'altro e osservandoli attraverso un sistema di specchi e prismi è possibile produrre artificialmente l'effetto della visione tridimensionale e nel giugno 1838, illustrando la visione binoculare alla Royal Scottish Society of Arts, propose di denominare l'apparato "stereoscopio”, al fine di indicare le sua capacità di rappresentare figure solide" (la parola è composta dai due termini greci stereos, solido, e scopos, che guarda).
Nel 1844, Sir David Brewster (che nel 1816 aveva brevettato il caleidoscopio, dal greco kalos, bello, eidos, forma, e scopos, che guarda) apportò miglioramenti allo stereoscopio.
Fu l'interesse della Regina Vittoria, dimostrato a partire dalla Great Exibition of London del 1851, che rese molto popolare la stereoscopia: nel 1856, secondo Brewster, erano stati venduti già mezzo milione dei suoi stereoscopi, malgrado il costo fosse molto elevato.
L’americano Oliver Wendell Holmes, realizzò una versione meno cara dell'apparato, in alluminio, consentendo la diffusione di grandi quantità di immagini stereo, montate su cartoncino.
La moda di raccogliere immagini stereo continuò fino alla prima guerra mondiale, che infatti fu documentata da diversi gruppi di fotografi dotati di apparati fotografici stereo.

1856, J.B Dancer: primo apparecchio fotografico
dotato di due obbiettivi

Un certo numero di società si specializzò nella produzione di immagini stereo e di visualizzatori, la più nota di queste fu l'americana View-Master, fondata alla fine degli anni '30 .
Oggi il fascino per la visione stereoscopica è un po’ svanito, probabilmente perché le tecniche dello stereoscopio non si sono ben adattate alla visione cinematografica, e la produzione di film e programmi televisivi non si è amalgamata con questi sistemi di visualizzazione.
Va detto però che anche oggi le immagini stereoscopiche mantengono nel collettivo un particolare fascino, lo dimostrano non solo i vari “cinema 3d” presenti un po’ in tutto il mondo, ma anche il fatto che dopo il famoso crollo delle twin towers circolavano in rete le immagini stereoscopiche dell’evento per “vedere dal vivo” il catastrofico evento.
Il famoso crollo delle torri gemelle sotto forma di anaglifo